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ROSELLA POSTORINO "Il corpo docile" (Einaudi) interv integrale

Interv integrale Radio Capital di Mario De Santis Recensione a Repubblica Sera Incipit. "Era bellissimo suo padre il giorno che è venuto a prenderla per portarla a casa con sé. Milena aveva tre anni, eppure se lo ricordava. Non sa se sia normale, ma lei se lo ricorda. Che lo guardavano tutte, tutti. Anche lei. Con lo stupore con cui si guarda uno che il mondo sembra glielo abbiano cucito addosso". Trama. Milena ha ventiquattro anni, scrive tesi di lauree a pagamento e fa la volontaria a Rebibbia, si occupa di bambini nati in carcere. Lo conosce quel mondo: ci è nata anche lei e c'è rimasta fino a tre anni, perché la madre tentò di uccidere il padre. Come lei è anche Eugenio, suo coetaneo, ora amante ma come fosse un fratello (o viceversa) nato da una detenuta in cella con la madre. Milena in carcere cura in modo quasi morboso Marlonbrando bambino rom nato da Ivona, specchio di sé e proiezione di un figlio da portar via. È l'incontro con Luo Rizzi, un giornalista distratto e praticone conosciuto durante un terremoto che mina il carcere, l'evento che squarcerà il nido in cui Milena vive: l'amore che nasce misura le gabbie psicologiche che si porta dentro. Lei vive con persone che sanno cosa sia la galera e questo la rassicura. E quando Ivona scappa dal carcere con Marlon per lei la salvezza del bambino che ama la porrà di fronte a scelte drammatiche. Come l'amore, così anche nascondere Ivona la metterà di fronte alle proprie fragilità e alla paura che amare sia proteggere ma anche sottomettere. Stile. Intensità emotiva, necessità di raccontare una realtà dura e assurda come l'infanzia di chi nasce in una cella, i terremoti che provoca l'incontro dell'altro da sé nell'amore vengono resi da una scrittura che segue soprattutto il corpo di Milena, le sue paure, le frane interiori, le scosse somatiche di chi quella docilità forzata se la porta dentro con perizia linguistica e capacità anche di trovare soluzioni sintattiche originali. Pregi. Un romanzo di partecipazione civile ad una sofferenza ( che porta in sé anche una traccia dell'autrice impegnata nel volontariato in carcere) sa diventare storia di incontro con l'altro, e ne fa romanzo metafora di costrizioni e liberazioni, utopie e limiti che le relazioni psicologiche tessono, sia che si tratti di relazione sessuale, amorosa o materna.

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18 февраля 2025 г.
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18 февраля 2025 г.

Interv integrale Radio Capital di Mario De Santis Recensione a Repubblica Sera Incipit. "Era bellissimo suo padre il giorno che è venuto a prenderla per portarla a casa con sé. Milena aveva tre anni, eppure se lo ricordava. Non sa se sia normale, ma lei se lo ricorda. Che lo guardavano tutte, tutti. Anche lei. Con lo stupore con cui si guarda uno che il mondo sembra glielo abbiano cucito addosso". Trama. Milena ha ventiquattro anni, scrive tesi di lauree a pagamento e fa la volontaria a Rebibbia, si occupa di bambini nati in carcere. Lo conosce quel mondo: ci è nata anche lei e c'è rimasta fino a tre anni, perché la madre tentò di uccidere il padre. Come lei è anche Eugenio, suo coetaneo, ora amante ma come fosse un fratello (o viceversa) nato da una detenuta in cella con la madre. Milena in carcere cura in modo quasi morboso Marlonbrando bambino rom nato da Ivona, specchio di sé e proiezione di un figlio da portar via. È l'incontro con Luo Rizzi, un giornalista distratto e praticone conosciuto durante un terremoto che mina il carcere, l'evento che squarcerà il nido in cui Milena vive: l'amore che nasce misura le gabbie psicologiche che si porta dentro. Lei vive con persone che sanno cosa sia la galera e questo la rassicura. E quando Ivona scappa dal carcere con Marlon per lei la salvezza del bambino che ama la porrà di fronte a scelte drammatiche. Come l'amore, così anche nascondere Ivona la metterà di fronte alle proprie fragilità e alla paura che amare sia proteggere ma anche sottomettere. Stile. Intensità emotiva, necessità di raccontare una realtà dura e assurda come l'infanzia di chi nasce in una cella, i terremoti che provoca l'incontro dell'altro da sé nell'amore vengono resi da una scrittura che segue soprattutto il corpo di Milena, le sue paure, le frane interiori, le scosse somatiche di chi quella docilità forzata se la porta dentro con perizia linguistica e capacità anche di trovare soluzioni sintattiche originali. Pregi. Un romanzo di partecipazione civile ad una sofferenza ( che porta in sé anche una traccia dell'autrice impegnata nel volontariato in carcere) sa diventare storia di incontro con l'altro, e ne fa romanzo metafora di costrizioni e liberazioni, utopie e limiti che le relazioni psicologiche tessono, sia che si tratti di relazione sessuale, amorosa o materna.

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